A distanza di quasi un anno torno a scrivere sulla mia bacheca per raccontarvi di viaggi, di persone, di posti esplorati e di fotografie scattate.
Dove mi trovo in questo momento? In una stanza di un piccolo hotel nel cuore dell’Old Quarter di Hanoi, in Vietnam.
Si lo so, già sento l’eco dei vostri commenti: “In Vietnam? A fare cosa? Ma tra tutti i posti che ci sono al mondo proprio il Vietnam?”
Ebbene si, mettete per un attimo da parte la guerra e tutto quello che questo povero paese ha attraversato fino alla metà degli anni settanta ed entrate nell’ottica che ad oggi il Vietnam è una nazione sorprendentemente aperta verso gli occidentali, capace di regalarvi incredibili contrasti tra i paesaggi incontaminati delle zoni rurali del nord e le caotiche metropoli pululanti di vita.
Ma torniamo ad Hanoi: dopo un viaggio complessivo di circa 17 ore, e un fuso orario che stranamente questa volta si è fatto sentire, veniamo letteralmente catapultati nel cuore della città. I sapori, gli odori e i rumori della vita quotidiana mi riportano immediatamente indietro ai viaggi in Sri Lanka e in Indonesia, ma tutto qui è amplificato.
Premetto che generalmente quando viaggio in europa ho sempre tollerato male il caos tipico delle città, i clacson, le urla delle persone, lo stress quotidiano di chi per correre a lavoro si fa strada tra la gente come se stesse guidando un caterpillar, eppure ogni volta che metto piede in un paese del Sud est asiatico tutti questi aspetti diventano inspiegabilmente fonte di attrazione. Parliamoci chiaro, se così non fosse ci sarebbe veramente da uscire pazzi, perché tanto per dirne una il traffico ad Hanoi è la cosa più irrazionale, illogica e incontrollata a cui possiate assistere. Si perché il flusso erratico di motorini, biciclette, macchine a altri improbabili mezzi costituisce un vera e propria entità apparentemente priva della più basica forma di ordine o regola stradale. Ognuno delle centinaia di mezzi che affolla le strade va dove vuole, gira dove vuole, sorpassa in ogni possibile direzione, poi ci ripensa, fa inversione e in tutta tranquillità ripercorre contromano tratti di strada a piacere. Le regole di chi guida sono semplicemente due: accelerare senza fermarsi mai per alcun motivo e suonare il clacson, continuamente e a tutti, quasi come a voler comunicare agli altri che ti circondano “io sono qui, per piacere non mi menare per l’aria perché gradirei campare un altro paio di settimane”.
Le vere star, come vi accennavo poco sopra, sono i motorini, presenti in una quantità indefinibile credetemi. E’ inutile provare a spiegarvi come 4 o 5 persone riescano a condividere un unico motorino così come è altrettanto bizzarro descrivervi quello che una singola persona riesce a trasportare con se sul proprio mezzo. Si perché se dalle nostri parti quando abbiamo bisogno di spostare cose e oggetti medio grandi ci affidiamo alle nostre auto, qui è esattamente l’opposto: ogni cosa possibile e immaginabile se la caricano e si mettono alla guida: che si tratti di un bancale di casse d’acqua, di cartoni giganti, piante, vasi, pannelli di cartongesso, o della loro intera bancarella della frutta, tutto rientra nella loro stramaledetta normalità.
Ok, adesso immaginate come possa essere attraversare la strada in un posto come questo. Partite dal presupposto, anche abbastanza banale, che la segnaletica esistente è li solo per dimostrarvi che la “civiltà” è arrivata anche qui ma all’atto pratico è palesemente ignorata da tutti, guidatori o pedoni che siano.
Vi posso assicurare che il primo giorno che metterete piede ad Hanoi la prima domanda che vi porrete nel momento in cui vi renderete conto di trovarvi “dall’altro lato della strada” sarà…”come cavolo raggiungo l’altro marciapiede?”
La soluzione che vi si paleserà davanti sarà tanto semplice quanto stupida e comporta il dover seguire una sola e semplice regola: prendete tutte le norme di buon senso stradale e pedonale che conoscete fino ad oggi e dimenticatele…toglietevele proprio dalla testa perché vi assicuro che il solo esitare un momento potrebbe costarvi caro.
Una volta liberata la mente sarete pronti per “compiere il salto”, si perché come vi dicevo l’unico modo per raggiungere l’altro lato della strada è quello di camminare con la massima nonchalance nonostante di fronte a voi ci sia qualcosa di paragonabile al traffico che potete trovare di prima mattina sul raccordo anulare. E più camminerete con disinvoltura più la magia prende forma: inspiegabilmente le decine di motorini cominceranno ad evitarvi come se aveste la peste bubbonica, e non lo fanno rallentando o fermandosi bensì accelerando a zig zag tra voi e gli altri poveri turisti sfigati che stringono il rosario in mano pensando che sia giunta la loro ora.
La cosa preoccupante è che dopo qualche ora di training comincerete a trovare la cosa persino stimolante al punto che vi ritroverete ad andare a caccia dell’incrocio più incasinato dove potervi mettere alla prova.
Eppure questo caos imbizzarrito per un motivo difficilmente spiegabile trova un senso e affascina terribilmente. Dopo esservi riempiti le narici di un misto di smog, spezie, carni, frutti e profumi orientali, e dopo aver perso un paio di decibel di udito tra i clacson e le urla delle persone, la “nebbia” si dirada e vi sarà concesso di entrare in sintonia con quella che è la vera anima di questa città.
Ed è proprio a partire da quel momento che comincerete ad apprezzare le infinite sfaccettature di questo microcosmo popolato di persone che vivono quotidianamente la loro normalità. Capirete che quello che per noi occidentali è un semplice marciapiede per loro rappresenta un’estensione del salotto di casa: il marciapiede è il luogo dove gran parte di loro lavorano, vendono frutta, lavano i panni, cucinano e invitano gli amici a sedersi tra i vapori speziati per condividere un Phở bò tái (una delle tante tipiche zuppe vietnamite).
E se avete la curiosità di ficcarvi in uno dei tanti vicoli angusti che come capillari intersecano le strade principali entrerete a contatto con una dimensione ancora più intima e riservata, fatta di garage adibiti a sale da pranzo, macellai improvvisati che mettono in mostra la loro merce più pregiata e piccole comitive di anziane signore che sedute su tipici sgabelli microscopici divorano con interesse una soap opera locale in onda su di un tubo catodico anni ’80.
Hanoi è questo e molto, molto di più credetemi. Mi auguro sinceramente che da questi prima scatti riesca a far trasparire anche in parte il fascino di questa pazza metropoli, magari stimolando in qualcuno di voi la voglia di intraprendere un viaggio diverso dal solito.
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